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Mario Bianchi, Eolo  29 maggio 2022

Charlie Gordon

  “Charlie Gordon “ la nuova creazione di Teatro Medico Ipnotico, realizzata in collaborazione con il Teatro Caverna, tratta dal racconto di fantascienza “Fiori per Algernon “ di Daniel Keyes che ricordiamo trasposto anche in film con il titolo “I due mondi di Charlie “. Il Protagonista, Charlie Gordon, è un ragazzo ritardato che decide di sottoporsi ad un esperimento per aumentare la sua intelligenza. Così Charlie diventa la prima cavia umana dell'operazione ideata dal dottor Strauss, che ha già triplicato l'intelligenza di un topo, Algernon. Così Charlie diventa sempre più intelligente e piano piano riesce a battere Algernon in alcune prove che il burattinaio Patrizio dall'Argine riesce a reinventare in modo gustoso ed irriverente, complice un buffissimo topo e la caratterizzazione molto efficace di Charlie Gordon. Della partita fanno parte anche il tutto fare Frank Rilley e l'ambigua addetta alla comunicazione, miss Killian. Improvvisamente, però, l'intelligenza di Algernon comincia a mostrare segni di declino e quindi il topo muore. Charlie suo malgrado scopre che gli effetti dell'operazione sono temporanei, e di lì a poco inizia a perdere le sue capacità intellettuali, tornando a far parte del suo mondo interiore. E così la Baracca in cui si è svolto fino ad allora lo spettacolo si gira completamente sprofondandoci in un deserto senza fine, dando alla performance un preciso senso politico : E' il potere che cerca inutilmente a far diventare gli stupidi intelligenti, forse riuscendoci, anche se il processo risulta reversibile: gli stupidi dimenticavano di essere intelligenti e ritornavano stupidi. Ovviamente come è nello stile della compagnia di Parma “Charlie Gordon “ è anche pervaso da ironia corroborante, a volte anche amara e punteggiato da diversi momenti di rottura della quarta parete come il portentoso bisticcio che ad un certo punto avviene tra le due mani del burattinaio.

Rossella Marchi, Eolo Luglio 2021

MOMO, il dio della burla 

La baracca del Teatro Medico Ipnotico ci porta questa volta sulla giostra della settimana. Momo, figlio di Hypnos e Notte e Dio della burla, caduto dall’Olimpo sulla terra per aver canzonato gli Dei, va a vivere in baracca e racconta la scansione dei giorni della settimana quasi come fosse, per l’appunto, una giostra. Un testo originale scritto da Patrizio Dall’Argine che rispecchia il peculiare lavoro sui testi a cui ci ha abituato questa compagnia. Questo spettacolo ha avuto una gestazione di quasi tre anni che ne ha visto numerose versioni e, come accade nel lavoro peculiare di questa compagnia, si è modificato nel corso del tempo grazie allo scambio e all’interpretazione dello sguardo del pubblico da parte dell’autore. Il testo in questo caso è poco più di un canovaccio che, in quanto tale, prevede un gran lavoro di improvvisazione. L’interazione con il pubblico infatti è davvero una parte fondante. Il nostro burattinaio, Patrizio Dall’Argine, getta un ponte tra palco e platea che risulta essere fondamentale alla buona riuscita dello spettacolo. Il linguaggio quindi, pur mantenendo tutti i canoni della tradizione, apre così scenari interessanti perché le storie che racconta non sono conosciute e regalano sorprese. Così i personaggi che vediamo, incantevoli marionette costruite da Patrizio Dall’Argine e Veronica Ambrosini, sono personaggi che conservano qualche tratto della tradizione ma sono anche figure contemporanee che ben riconosciamo. Le tematiche affrontate sono anche politicamente schierate chiaramente: come per esempio la scena in cui Schizzo, un meccanico pieno di piercing per l’appunto “schizzato”, intento a guardare il cielo in attesa dell’arrivo degli alieni, viene leso nella dignità da parte di 3 guardie che, a turno, gli porteranno via la cresta, un occhio e la lingua con pretesti assurdi e trincerandosi dietro alla legge. Il sopruso è palese come anche il punto di vista del burattinaio: chi ha il potere non sempre è limpido ma anzi può abusarne e tutti devono mantenere senso critico anche quando l’ingiustizia viene da chi dovrebbe combatterla. E per questo Momo, dopo aver trovato Schizzo ridotto in quelle condizioni, troverà le tre guardie e le colpirà con una gran bastonata. Non risparmia nulla il nostro burattinaio, le scene degli incontri di Schizzo con le guardie sono crude, senza appello e chiedono indirettamente al pubblico di schierarsi. E questo è quello che effettivamente succede grazie ad una sapiente conduzione del gioco da parte del nostro protagonista. Questa ricerca continua di attualizzazione del concetto di popolare apre una breccia importante con il pubblico nella visione di questo spettacolo, stimola riflessioni e al contempo diverte, come accade per gli spettacoli ben fatti, sia i piccini che gli adulti.

 

Alfonso Cipolla, Eolo 30 settembre 2016

Leonce und Lena 

Patrizio Dall'Argine è un burattinaio per necessità. I burattini e la baracca sono per lui il modo per dipingere la poesia, per combattere la sua battaglia personale contro la fissità delle immagini e il fluire del tempo. I burattini, statue oranti e moventi, sono lo sguardo fermo nell'istante. Solo in un tempo senza tempo il feticcio può resuscitarsi in anima e dar vita a parabole che il pubblico è invitato a condividere. Leonce e Lena è il punto più alto di questo credo. È uno spettacolo fedelissimo al dramma di Büchner non solo nel testo, ma anche nella ricerca onirica di una realtà trasfigurante. Nel dramma i due protagonisti scappano dal loro destino: un destino beffardo e perverso, dato che ciò che fuggono è in realtà ciò che desidereranno. In un clima rarefatto e notturno il desiderio di amore si confonde con quello di morte, anche se l’inevitabile può portare alla dissoluzione dei tormenti.L’impalpabilità dei contrasti e dei sentimenti trova un corrispettivo nell'impianto visivo e ritmico dello spettacolo. È quasi una partitura: nulla è lasciato all'imprevisto e tutto è talmente calcolato da essere flusso continuo, seppure in un’aura di sospensione.La baracca è come un occhio sul sogno, un non luogo di accadimenti che ostenta o dimentica di essere teatro, che supera i limiti spaziali, trovando nuove prospettive e profondità. In queste respirano burattini-automi dal sapore simbolista, a volte diafani come creature dell’ombra, a volte coriacei di legnosità conclamata. Un umorismo tragico e ineluttabile ammanta quel gioco rianimato, pronto a morire, pronto a rinascere. Spettacolo di rara intelligenza e grande fascino, di quelli che lasciano segno profondo.

 

Mario Bianchi, Eolo  30 settembre 2016

Topolino

Di “TOPOLINO” protagonista dello spettacolo è Sandrone, che per le vacanze ha deciso con moglie e figlio, Pulonia e Sgurghiguelo, di cambiare luogo di vacanza al mare e per l'occasione ha scelto la Grecia. Ma purtroppo al ritorno trova le frontiere chiuse, a causa dei troppi migranti che le vogliono attraversare e con loro i terroristi, ora c'è bisogno del passaporto ed il loro è scaduto, così devono attendere per ritornare in Italia, accontentandosi di dormire vicino alle tende dei tanti disperati che cercano un luogo dove fuggire dalla miseria e dalla guerra.

Ma cosa c'entra Topolino, in tutto questo? C'entra, c'entra ! E' lui che invita il burattinaio a narrare qualcosa di allegro, di uscire dalla realtà per entrare nella fantasia. E cosa c'è di meglio di una vacanza in Grecia? Purtroppo però ormai la realtà ha mangiato la fantasia e la realtà ha inghiottito anche le vacanze da sogno, anche quelle della povera gente come Sandrone, che duro di comprendonio, non capisce quello che gli sta accadendo,mentre il figlio gioca allegro con l'amico siriano che ha appena conosciuto.

Ovviamente, come in tutti gli spettacoli di burattini che si rispettano, si fa' avanti il cattivo, in questo caso uno scafista che offre loro una barca sgangherata, per pagarlo la povera Pulonia si dovrà privare perfino del suo dente d'oro, ma non solo. Partono, ma la barca ovviamente dopo un poco cola a picco e la nostra famiglia rischia di morire, se non che la Morte, perché anche qui c'è la morte, se non che la morte...

Come suo solito Patrizio Dall'Argine con il suo teatro beffardo, spesso volutamente sgrammaticato, che mescola però sempre sapientemente realtà e fantasia, alto e basso, aprendo l'emozione a frequenti squarci di poesia, ci regala uno spettacolo di rara vitalità immaginifica e coerenza, che, sotto il frequente riso, nasconde una precisa intonazione politica e sociale, proprio perché il teatro di tradizione, a causa della sua componente popolare, è sempre stato e sempre sarà attuale e comunicativo. 

 

      TOPOLINO, DAL TEATRO MEDICO IPNOTICO MagicaBura 2022 di Toni Rumbau 

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